UNA RIFLESSIONE SULLA SOLIDARIETA'


John Kenneth Galbraith chiamò "maggioranza soddisfatta" quella parte della società sedotta o seducibile dalla società dei consumi. Noi, occidente in senso lato, siamo parte di questo gruppo, nei confronti di una grande parte del mondo che non può farvi parte. Ma la grande novità dei tempi nostri, neanche immaginata dal grande economista morto all'alba della crisi strutturale dell'umanità cominciata nel 2008 ( lui morì nel 2006), è che ora ci sono due grandi pressioni verso i "fortunati". Da una parte le grandi immigrazioni che non avranno fine a meno di cannoneggiarli. Dall'altra all'interno della stessa "maggioranza soddisfatta" l'emergere degli insoddisfatti che sono sempre di più. E questo causerà grandi conflittualità in futuro se non si prenderanno provvedimenti. Il problema Etico dunque non sta nel chiedersi se i meno fortunati si uniranno per combattere le ingiustizie. Sono, siamo, perdenti in partenza. E' questa "maggioranza soddisfatta" che dovrebbe prendere coscienza della situazione e sollevarsi sopra i propri interessi e prendersi le proprie responsabilità per riconoscere anche a chi è meno fortunato i propri diritti, e rimescolare le carte per un nuovo, più equo inizio. Non è utopia. Dovranno capirlo prima o poi che la impossibilità di ottenere una vita decente con le buone provocherà reazioni incontrollate. Ecco perché lo Stato Etico si propone. E' un modello per un ordine diverso, basato su una solidarietà efficiente, dove il benessere dell'uno ricadrà su quello dell'altro. La becera competizione deve lasciare posto alla cooperazione, per andare verso una società dove ci sia la "totalità soddisfatta"

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