TOP MANAGER: UN CIRCOLO CHIUSO


Ma non doveva esserci un "tetto" alla remunerazione di manager pubblici? Si, un decreto del ministero dell'economia stabiliva in 240 mila euro il tetto massimo degli stipendi. E con questa notizia, data in pasto al parco buoi ( noi) il governo dell'ex premier aveva fatto populismo ( nobile) visto che la gente si è stancata di strapagare gente per lo più inutile alla comunità, ma utile agli interessi dei poteri forti. Ma ora, che il balletto delle nomine è ricominciato, e che una nuova ondata di toscani ( chissà perché) peraltro per lo più incompetenti rispetto alla funzione proposta, stanno prendendo possesso dei timoni delle più importanti partecipate, ritorna attuale il tema. Fatta la legge, trovato l'inganno. Il tetto vale, è vero, ma solo per le aziende NON quotate in borsa. Come se questo facesse la differenza. Ed ecco allora che i 2,72 milioni di euro dell'a.d. di Enel, i 2,43 milioni dell'ad ENI, l'1,67 milioni dell'ad di Leonardo, l'1,44 di Poste Italiane...diventano leciti, in barba alle belle intenzioni ( verbali) sbandierate. Inoltre altro escamotage per sforare il tetto, sono i bonus, che spesso sono la parte più consistente della retribuzione. E badate bene, non vengono corrisposti solo quando l'azienda guadagna, in quanto il decreto ministeriale precisa che il bonus NON verrà corrisposto «in caso di risultati negativi attribuibili alla responsabilità dell’amministratore, la parte variabile non può essere corrisposta» Perché, esistono casi di bilancio negativi non dipendenti dall'ad? Hanno lasciato la porta aperta alla possibilità di società pubbliche in perdita ma con ad profumatamente pagati. A proposito di Profumo. Adesso a capo dell'azienda di Stato che produce aerei e armamenti ci sta Profumo, il banchiere per intenderci che dal 2012 al 2015 è stato il presidente del Monte Paschi di Siena, la banca che ci è appena costa venti miliardi.

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