TERRITORIO

L’Italia, senza ombra di dubbio il più bel Paese del mondo, è stato violentato dalle invasioni barbariche e non solo e poi dai cittadini stessi, sia i politici che gli abitanti. Tanta bellezza si paga con il 44% del territorio ad alto rischio sismico ed il 10% ad alto rischio idrogeologico. Il primo rischio si deve combattere con l’adeguamento delle strutture, considerando che il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1974, quando è stata introdotta una nuova normativa antisismica per le costruzioni ( non sempre rispettata comunque). Per il secondo, va ricordato come dal 1985 al 2001 si siano verificati 15.000 eventi, di cui 13.500 frane e 1500 piene, che hanno causato 970 morti. Dai dati fino al 2012 si contano altri 290 morti. Si deve intervenire, e radicalmente! Le abitazioni e gli edifici pubblici vanno messi in sicurezza dal rischio sismico e non si può caricare l’intera bolletta sulle spalle dei cittadini. Si dovrà esaminare come poter intervenire e trovare dei sistemi che compensino la diminuzione dei danni a carico dello Stato, con una più diffusa attenzione al rischio sismico, con l’investimento globale per uscire definitivamente ( per quello che è possibile) da questo problema. Per il dissesto idrogeologico, le responsabilità sono condivise tra cittadini che hanno costruito ( a volte abusivamente) in zone impraticabili e le autorità che non fanno l’ordinaria manutenzione dei letti dei fiumi e dei bacini idrici. Inoltre, l’incuria della manutenzione degli acquedotti, oltre a causare la dispersione di un bene prezioso come l’acqua, indebolisce il territorio, rendendolo più esposto al rischio frane e smottamenti. Secondo il Piano Nazionale, sarebbero stati stanziati 754 milioni, di cui 100 dedicati alla progettualità, da impiegarsi in vari anni ( non specificati). Uno studio fatto dagli esperti del Ministero dell’ambiente, indica in 40 miliardi il costo per risistemare il territorio, ma non si trovano risorse per fare questi lavori! Per il MPS i venti miliardi sono venuti fuori in una manciata di secondi, per sistemare il territorio ci sono gli spiccioli. Lo Stato Etico userebbe la competenza delle imprese di costruzione, che sono senza lavoro a causa della crisi, e fornirebbe loro la mano d’opera con i tanti migranti o parte dei disoccupati, che avrebbero un lavoro sociale. Anche se pagati dallo Stato, e al servizio di differenti società private, queste potrebbero mettere la loro competenza, ottenere il giusto profitto ed utilizzare parzialmente mano d’opera pagata dallo Stato abbassando i costi finali per i lavori e restituendo alla collettività l’impegno finanziario richiesto per l’accoglienza, o per la disoccupazione. Questa risulterebbe un' utile cooperazione privato-pubblico, che consentirebbe anche una distribuzione capillare sul territorio nazionale di parte dei migranti, eliminando la formazione di ghetti e di “prigioni” indegne di una vita civile. Per concludere, lo Stato Etico propone un intervento mirato e velocissimo sugli edifici a rischio sismico, a carico dello Stato per gli edifici pubblici, e misto per quelli privati, da definirsi a valle di conteggi statistici. Per il rischio idrogeologico, propone una cooperazione privata con le imprese di costruzione e pubblica con la fornitura di dipendenti gratuiti, per consentire in tempi pure brevissimi la messa in ordine del territorio. Particolare attenzione andrebbe riservata alla gestione degli acquedotti, che lo Stato Etico vuole assolutamente e totalmente pubblica. " SE TI E'INTERESSATO L'ARTICOLO ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER STATO ETICO CLICCANDO QUI

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