LAVORO

Lo Stato Etico non crede che il lavoro possa essere frutto di leggi o di regolamenti. Crede fermamente nel creare le opportunità per una piena occupazione, basandosi non sui paletti contrattuali che ingessano il mercato del lavoro piuttosto che favorirlo, bensì su altre considerazioni:

1- Deve essere ridotta la burocrazia che oggi, soprattutto in Italia, rende difficile per non dire impossibile fare impresa. Ci dev'essere una completa e totale revisione delle procedure e dei rapporti tra Stato e impresa.
2- Nel caso specifico dell’Italia, lo Stato deve favorire lo sviluppo dei settori più vicini alle peculiarità del nostro territorio e delle nostre genti, quindi: turismo, cultura, design, moda, alimentari, ricerca, artigianato, piccola e media impresa, economia verde. Sono tutti settori dove potremmo raggiungere posizioni di primo piano nelle classifiche mondiali, mentre oggi sono per lo più abbandonati.
3- Istruzione migliore e soprattutto più indirizzata alla formazione lavorativa, con uno Stato che si faccia carico di dare ai nostri giovani programmi non solo scolastici, ma anche di previsione di occupazione e di collegamento con il mondo del lavoro, evitando loro, per fare esperienza, quegli stages non retribuiti che sono la vergogna del Sistema italiano
4- Formazione e riqualificazione non solo gratuita, ma retribuita, ai lavoratori che perdano il posto di lavoro e che con le qualifiche a loro disposizione difficilmente troverebbero altra occupazione.
5- Uffici statali di collocamento veramente funzionanti per ridurre al minimo la disoccupazione
6- Riduzione dell’orario di lavoro a sei ore, per consentire a tutti di lavorare. L’eventuale aumento dei costi per l’impresa potrebbe essere controbilanciato da una riduzione dell’IVA, in modo da non influire sul prezzo del prodotto finale. L’aumento del numero dei lavoratori compenserebbe fiscalmente il ridotto gettito fiscale dell’IVA, e l’aumento dei consumatori riavvierebbe il mercato interno con vantaggi per le opportunità di lavoro.
7- Eliminazione di ogni sussidio di disoccupazione o di contributo pubblico all’attività delle aziende. Il disoccupato otterrebbe immediatamente un lavoro sociale e l’impresa in difficoltà dovrebbe essere supportata dallo Stato in modo diverso dal concedere la Cassa integrazione. Ovvero, i dottori commercialisti potrebbero affiancare, a spese dello Stato, gli imprenditori che denunciassero stato di crisi ed esaminare la situazione. Se esiste possibilità di ripresa, favorire l’intervento bancario, o altre forme di intervento. Altrimenti, condurre l’impresa verso una chiusura pilotata, con attenzione particolare alla ricollocazione del personal. I soldi pubblici, tuttavia, non possono essere usati per arricchire dei privati.
8- Lo stesso discorso vale per detrazioni fiscali particolari, che lo Stato Etico non ammette a nessun titolo, o per finanziamenti a fondo perduto, dati ad imprenditori per avviare un'attività. Se l’attività è valida e necessita di un aiuto, lo Stato, attraverso i suoi professionisti, favorirà l’intervento delle banche. Se l’attività non riesce a stare in piedi da sola, allora vuol dire che non è valida.
9- La riforma fiscale, che eliminerebbe gli attuali 108 adempimenti per le imprese per essere sostituiti con un'unica imposta sulle fatture incassate, aiuterebbe a contenere i costi delle aziende ed a favorire la semplificazione della vita dell’imprenditore che, quindi, sarebbe nuovamente invogliato a fare impresa ed a creare lavoro.

10- i contratti collettivi di lavoro dovrebbero essere semplificati e soprattutto regolati per le diverse funzioni che comportano, per le esigenze della natura eventualmente usurante dell' attività, o per altre considerazioni specifiche. Non dovrebbero costituire, come oggi, delle caste di intoccabili.
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