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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

EUROPA E BREXIT

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In meno di un minuto i 27 partners europei hanno approvato le linee guida per condurre la trattativa con la Gran Bretagna nei negoziati per la sua uscita dalla UE. L'8 giugno gli inglesi si esprimeranno sul nuovo governo, che sarà chiamato all'arduo compito. A parte i diritti dei cittadini stranieri residenti in GB, quello che fa paura è il conto d'addio. 60 miliardi per la UE meno della metà per la GB. Per Londra fondamentale è l'accesso della City al mercato europeo, impossibile per i Ventisette se gli inglesi nel nome della hard Brexit usciranno dal mercato interno e dunque rifiuteranno di accettarne gli obblighi tra i quali la libertà di circolazione e stabilimento al suo interno. Questi messaggi intimidatori da parte della UE verso la GB non a caso arrivano ora prima delle elezioni in Francia e in Germania, nonché ai partner che hanno ormai una maggioranza di cittadini che metterebbe volentieri sulla graticola questa europa e le sue ingiustizie sociali. Si vuole s

CUNEO FISCALE NELLO STATO ETICO

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Il 49% della retribuzione di un lavoratore viene prelevata a titolo di contributi e imposte. Ben 10 punti in più della media europea. Questo emerge dal rapporto sulla finanza pubblica della Corte dei Conti per il 2017. Ancora più difficile la situazione delle Pmi: "Il total tax rate stimato per un'impresa di medie dimensioni, testimonia di un carico fiscale complessivo (societario, contributivo, per tasse e imposte indirette) che penalizza l'operatore italiano in misura (64,8 per cento) eccedente quasi 25 punti" quello che è dovuto dalle imprese europee in media. Anche il tempo destinato agli obblighi tributari che il medio imprenditore italiano deve spendere è una variabile analizzata: per mettersi in regola servono 269 ore lavorative, il 55 per cento in più di quanto richiesto agli imprenditori europei". Per poi avere sempre meno servizi e comunque di qualità sempre inferiore. Ecco perché è inutile dibattere su soluzioni parziali, su cosa sarebbe meglio o pos

CORRUZIONE. UN MALE DIFFUSO

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Roma: concessioni e finanziamenti pubblici, 30 indagati. Secondo le risultanze dell'indagine di Trasparency International Italia, nel 25,7% delle Aziende sanitarie si sono verificati episodi di corruzione nell'ultimo anno. Non si può aprire un giornale senza trovare titoli o articoli che evidenziano azioni di corruzione, di malaffare, di furbetti del cartellino, etc etc. E' un Paese corrotto, dalla testa ai piedi. Molte volte la corruzione è questione di sopravvivenza, come coloro che non potendo usufruire della sanità gratuita come di diritto, si mettono in lista per un esame e pagano un qualche funzionario per accelerare i tempi. E' una guerra tra poveri. Sullo stesso osso ci si buttano in quattro. E quel che è peggio, è che si trovano anche le giustificazioni..." non posso permettermi di pagare privatamente quel certo esame, ma lo devo fare presto. E allora come faccio?" Oppure..." per quello che mi danno che male c'è se "aiuto" qualche

ECONOMIA SOSTENIBILE

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"Bisogna reindustrializzare, puntare di più sulla produzione, sull'economia reale, su internet e le IT startup, sull'ambiente" Questo in sintesi estrema il contenuto di un discorso di Erna Solberg, il premier conservatore norvegese. E nelle stesse ore il suo governo ha approntato un libro bianco sulle strategie di sviluppo future, il primo documento del genere nel regno di re Harald, e della regina Sonja. Oslo come Stoccolma vuole arrivare entro il 2025 o 2030 a un'economia a neutralitá di emissioni, cioè emissioni compensate da scelte ecologiche. Tra il lungo addio al petrolio e i tagli alle tasse per 2,5 miliardi di euro senza toccare il welfare, la nuova strategia della svolta norvegese è chiara: reindustrializzare, puntare a usare in altri comparti i forti talenti dei cittadini del regno, anche se questo costerà un calo immediato del PIL. Ma a cosa serve la politica se non a fare il bene dei cittadini? A rendere piacevole il presente e ad assicurare un futur

PICCOLO È BELLO

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ZAD che in francese sta per Zone A Defendre, ovvero area da difendere, sembra essere un nuovo punto di partenza per chi vuole un mondo più a misura d'uomo. Julien Durand, agricoltore settantenne bretone è sulle barricate da anni ormai. "Insorgere è nostro dovere" è il suo motto. " Basta con lo spreco delle terre e di denaro pubblico". L'ultima avventura è l'opposizione dei locali alla costruzione di un aeroporto a nord di Nantes. Ma ormai esiste in Francia un movimento "ZAD" che va da Bure, in Lorena, dove dovrebbe sorgere un centro industriale per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, fino a Roissy, dove è previsto EuropaCity, il più grande centro commerciale del Paese, continuando al confine con il Belgio, dove c'è l'allevamento gigante "1000 vaches" accusato di distruggere le piccole aziende agricole. "Togliere la terra a un contadino è come chiudere una fabbrica per un operaio." Un sociologo francese, Thierry