MANAGER PUBBLICI E PRIVATI

Credo si debba tornare sul tema degli stipendi ai manager, che da più parti sono sotto accusa. A volte ideologica, a volte basata su fatti concreti. E' un tema importante, e lo Stato Etico lo affronta in modo sistematico. Per i manager pubblici il tema non si pone. Ci vuole un limite accettabile, e se i "grandi" manager non lo accetteranno preferendo il mercato, facessero pure. Esistono tantissimi bravi manager che sono anche persone per bene. Nel privato invece ci sono diverse tipologie. Il manager anche azionista ovviamente guadagnerà uno stipendio e beneficerà del plusvalore delle azioni, se mai ci sarà. Il manager solo dipendente seguirà la contrattazione privata che deve essere sempre libera. Ma il legislatore deve mettere dei paletti. In primo luogo il sistema bancario deve essere molto più trasparente e controllato dall'autorità preposta, cosa che oggi non avviene. Una banca non può fallire, come abbiamo visto, a causa delle conseguenze sul mercato finanziario che sarebbero devastanti. E allora devono essere controllate a vista, devono fornire servizi e non fare speculazioni, devono impiegare persone e non macchine. Se i bilanci si fanno con questi due ultimi espedienti, allora il management deve essere colpito, non premiato. Se invece trattiamo di società di importanti dimensioni con alti livelli occupazionali, e quotate in borsa, il pubblico risparmio va tutelato e quindi si deve dare spazio alla voce degli azionisti, anche di minoranza, sulle politiche aziendali. Qui il discorso è un poco più complicato, in quanto i gestori dei fondi di investimento a loro volta prendono premi sui rendimenti. E dato che investono in azioni quotate, di fatto spingono i manager di tali società ad adottare politiche a "breve" che spingono i profitti delle "trimestrali" ma non seguono una politica di sviluppo a lungo termine, con gravi ricadute anche sulla occupazione. E' questo capitalismo che va ridimensionato con l'intervento del legislatore. E lo Stato Etico è in prima linea su questo tema.

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